La Fonte dell’Acqua Morta e l'acquedotto di Sudorno


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Bergamo è stata terra ricca di acque, al punto che proprio l’abbondanza di sorgenti naturali ha favorito i primi insediamenti sui Colli, anche se solo con i romani questa copiosità di acque fu canalizzata e trasformata in bene pubblico. Invisibile, in parte perduto, ma in qualche tratto ancora riconoscibile, l’antico sistema idrico cittadino restituisce un’affascinante pagina di storia, che consente di ricostruire da una prospettiva meno nota le vicende dello sviluppo della città. Uno degli acquedotti principali, quello di Sudorno o di San Vigilio, discendeva dalle pendici meridionali del Monte Bastia e, con uno sviluppo di 2.245 m e un dislivello di 58 m, raccoglieva le acque delle sorgenti dell’Acqua Morta e del Gavazzolo che sgorgavano dai recessi del monte. Traccia di quest’opera imponente rimane nella medioevale Fonte dell’Acqua Morta affacciata in via San Sebastiano, mentre lungo la vicina Scaletta dello Scorlazzone è tuttora riconoscibile l’uschiolo, utilizzato dai fontanieri addetti alla manutenzione della rete idrica per accedere all’acquedotto e ispezionarlo. Il declino delle fontane storiche ha avuto inizio con il venir meno della loro funzione principale, l’approvvigionamento idrico. Infatti, con l’entrata in funzione dei moderni acquedotti, pensati a partire dal 1880 per eliminare la piaga endemica del tifo, questi antichi manufatti sono stati sempre meno utilizzati, alcuni sono stati abbandonati mentre altri sono purtroppo scomparsi.